A    R    T    I    C    O    L    I

Red Ardent Blue Sensitive

 

di Luca Quaresmini - 15 October 2014

Brescia – L’artista bresciana Lia Fantoni esplora le geometrie, nella straripante varietà ortogonale e nella sinuosità tondeggiante di serpiginose aderenze figurative, perché come possibili simbologie tali individuazioni si prestino pittoricamente ad essere ermetiche simmetrie di affascinanti e di misteriose allegorie.

Quanto del 2014 si coagula nel trimestre che relega all’anno i colori naturali più opachi e tenui delle letargiche stagioni, trafitte dalla breve luce di giornate fugaci stemperate in fievoli risoluzioni, esplode invece cromaticamente nel fulgore espressivo degli acrilici che l’artista espone al civico 20 di via XXVIII Marzo 1849 di Sant’Eufemia a Brescia, presso il “Circolo Il Monco” dell’ Arci, nel lungo periodo compreso dall’undici ottobre al trentuno dicembre, con gli orari che, per una visita libera e gratuita, si circostanziano nell’accogliente ambiente ospitante, dal giovedì alla domenica, dalle ore 10 alle ore 14 e dalle ore 17 alle ore 22. 

Una quindicina di dipinti si impongono all’attenzione per un impatto cromatico che assurge a notevole interpretazione di una ricerca creativa volta a suscitare un paradigma di riflessione interiore, traslato dalle forme geometriche, in una sinergica concentrazione, fra un dinamico barcamenarsi di figure centrifughe, decise nel colore.

Nel formato di misure importanti, come l’autrice solitamente predilige per la resa pittorica che emerge fra ispirazioni itineranti di ideazioni affascinanti, le tele della mostra “Red ardent blue sensitive” sono accomunate dalla rappresentazione cromatica modulata nella differenziazione di analoghi sembianti, proposti attraverso quelle riconoscibili figure geometriche che appaiano stereotipate in astratti sfondi infranti dalle rispettive campiture imperanti.

L’abbinamento tonale dell’allestimento, impresso alla mostra personale, è tale da configurare una ragionata sequenza espositiva che sembra procedere dalla somma prevalente di un colore per poi sviluppare altre caratterizzanti formulazioni cromatiche, presenti nella diversificata alternanza dei pigmenti aggettivanti che risultano soverchianti, secondo quelle scelte differenziate fra loro per la consistenza offerta, a vari livelli, dall’incombente espressione coloristica.

E’ questo un aspetto che, durante l’inaugurazione dell’evento espositivo, è stato, fra l’altro, particolarmente messo in evidenza dal critico d’arte Gianluigi Guarneri che, nel sottolineare gli elementi lirici pregnanti nei dipinti esposti, ne ha coniugato il nesso con l’allestimento, fornendo una chiave di lettura volta ad un possibile discernimento, grazie a quello sviluppo cromatico che pare procedere in un progressivo svelamento, a partire dal blu elettrico delle opere proposte in prossimità dell’ingresso dell’esposizione, fino a far constatare al centro dell’ambiente in questione la forte accentuazione dei colori vulcanici in una calda successione dai quali si discostano, a loro volta, i dipinti connaturati da più fredde cromie, in una composita rappresentazione, subito potenzialmente destinata a differenziarsi dal tenore di altre opere, collocate nella contigua sequenza di una alternata distribuzione.

Distribuzione che infonde dinamicità ad un fattibile percorso metaforico d’interiorità che si dirama in minuziosi cartigli figurativi, come in un astratto circolo vitale formulato nell’evocazione di suadenti poesie, indugianti o nel tratto acuto e convesso delle forme angolari, come pure nell’evolversi roteante della stesura gestuale coloristica fattuale che, tutte insieme, offrono sia il senso della forte personalità dell’artista che il suscitato moto di una rigenerazione introspettiva, per l’espressione vibrante affidata al ruolo dei colori in una misura determinante.

Scrive, fra l’altro, Gianluigi Guarneri, nel testo diffuso nella locandina divulgativa della mostra di Lia Fantoni, grafica, scultrice e pittrice nel carisma personale di un’eclettica vocazione ideatrice: “Nel riverbero cromatico della percezione visiva, eludendo ogni allusiva prospettiva, le opere di Lia Fantoni ricreano un inarrestabile e vibrante gioco di specchi dove compresse forme plastiche generano una fluida ed inarrestabile energia capace di assecondare amorevolmente l’aria e lo spazio nell’armonica aspirazione di infinito.”.

Nella “visione interstellare della realtà cosmica riportata sui dipinti”, l’autrice stessa vi pone il riscontro esemplificativo di uno fra i propri contributi compositivi, dedicato al trasmettere emozioni ed, in questo caso, attraverso la geometria, rappresentativo di un’ispirazione orientata ad infondere implicitamente la sensazione della multidimensionalità concomitante a più esistenze, ritenute compresenti in quel medesimo istante che si astrae dalle schematiche contrapposizioni fra dimensioni del trascendente e dell’immanente.

Nel tripudio di questi colori primari, dove, fra i dipinti esposti, ve ne sono alcuni con la doppia tela sovrapposta, l’una sull’altra, la manifestazione inaugurale della mostra ha pure avuto un autorevole contributo di presentazione espresso dal presidente dell’Associazione Artisti Bresciani (Aab) Dino Santina, già presidente dell’Arci di Brescia nella prima metà degli anni Novanta, secondo un incarico che ha, fra l’altro, ricordato di aver ricoperto, in relazione al fatto che la personale di Lia Fantoni è, nella specifica di “Red ardent Blue sensitive”, allestita in un ambiente della medesima organizzazione.

Nella esposizione delle opere in mostra, scelte fra quelle prodotte dall’artista dal 2009, Dino Santina vi ha scorto un interessante percorso di sviluppo compositivo che, nel confronto artistico, è vissuto in relazione agli altri, in un apporto di impegno e di conoscenze che concorre ad un vicendevole arricchimento di ispirazioni, fondate su una percezione etica della vita, attraverso un cammino che sa reinterpretare le esperienze e rilanciare la formulazione di ulteriori slanci creativi argomentandone la cura e la progressiva evoluzione in sinergia con quanto vi concorre alla sua stessa applicazione.

Nell’ottica di un divenire, nello svelamento artistico di un contesto d’ascendenza astratta, affidato alla portata vigorosa del colore, anche la natura pare possa avere un proprio ruolo nella ravvisata considerazione che, pure oltre le apparenze, è fattibile di essere contemplata nell’intimo raggio di una divagante sensazione, come quella, nello scibile pluridimensionale delle esistenze affacciatesi al cielo della storia, che sembra si possa ricondurre alla sintesi che Alfredo Vinardi, sull’edizione de “La Sentinella Bresciana” del 12 ottobre 1908, aveva affidato all’elaborazione lirica di una descrizione di un autunno incipiente, muovendo le corde espressive delle sensazioni, oltre le allora contingenze, per fissare una condivisibile e poetica attestazione perenne: ”L’ultima stella muore di rinunzia, al mattutino, un brivido sorprende l’erba e gli ultimi fiori. E’ l’alba. Nostalgia dell’ora!. Al tremulo stillare della rugiada, poiché gli ultimi vapori sono sfumati per l’aria scialba, si aprono le soglie. L’aratro è preparato all’ultima fatica dell’anno; esso pare che ascolti, meditativo, al sole. Squarcerà la terra in larga fenditura; Dio benedirà! Così il meriggio. A vespero, tutto il cielo si indora e in un chiarore di scarlatto piange un coro di campane, poi bianca, di un candore di alluminio, palpita, tra le fiamme una stella”.

Luca Quaresmini

 

Ha la passione dello scrivere che gli permette, nel rispetto dello svolgersi degli avvenimenti, di esprimere se stesso attraverso uno stile personale da cui ne emerge un corrispondente scibile interiore. Le sue costruzioni lessicali seguono percorsi che aprono orizzonti d’empito originale in sintonia con la profondità e la singolarità delle vicende narrate.


 

 

Gli allievi della scuola d'arte in mostra
Nella sede dell'associazione artisti bresciani: fino al 2 luglio

di Luca Quaresmini       30.6.2014

Brescia - C’è un angelo ad accogliere il visitatore della mostra dedicata alle opere degli allievi dell’Associazione Artisti Bresciani che, unitamente alla proposta pittorica, acquarellistica e figurativa, collocata in un contestuale allestimento, si erge, in un plastico accostamento, a proporzionare quella tridimensionalità espressiva che concorre a caratterizzare, nella propria formulazione scultorea, il variegato circuito collettivo di un artistico pronunciamento, assurto a silloge formativa di un composito dispiegamento esperienziale, significativo di un annuale appuntamento.

Si tratta di quell’appuntamento esplicativo di quanto, a Brescia, al civico 4 di vicolo delle Stelle, il noto sodalizio degli appassionati d’arte riserva solitamente all’esordio dell’estate, per un’esposizione dedicata ai lavori effettuati da coloro i quali hanno rispettivamente partecipato ai corsi di scultura, acquerello, pittura e figura che sono stati sviluppati, in un’articolata sequenza didattica, dai qualificati insegnanti dell’Aab stessa, attraverso l'accurata serie delle lezioni svoltesi dal 2013 al 2014 che, in un’altra disciplina, sono state pure attinenti a ciò che, alla materia della storia dell’arte affrontata in uno specifico itinerario di studio, ha avuto mirati approfondimenti.

L'angelo in creta che è ubicato in prossimità dell'ingresso della mostra, si innalza nella verticalità degli spazi e nella volumetria fissata ai suoi ancoraggi, secondo quella “citazione del classico” che l'artista Lia Fantoni ha ritenuto attribuivi nell'impianto costitutivo con cui la propria arte scultorea lo ha individuato a soggetto preferenziale di un'ispirazione creativa che altrove, ancora attraverso la sua ideazione, ha una diversa esemplificazione stilistica in un'altra parte della medesima esposizione, attraverso l'approccio con quella differente tematizzazione che è particolareggiata nella rappresentazione della “dea madre” od “Eva primitiva”, contraddistinta dalla lavorazione artistica della materia inerte affidata concettualmente ad una sorta di “neoprivitivismo”, allusivo di alcuni notevoli archetipi della tradizione misterica nella quale emerge l'evocazione simbolica della triplice spirale sul petto prorompente dal manufatto stesso e di una collana di raggi solari, attorno al collo, mentre, sulla schiena, la rotonda figura femminile mostra “il serpente Kundalini” in risalto sulle turgide forme attraversate dalla colonna vertebrale, al termine della quale la riproduzione della mela “biblica” è ricavata sul coccige dell'efficace figurazione istrionica.

Lia Fantoni, esperta in grafica, pittura ed architettura d'interni, fa parte di quel gruppo di artisti che hanno partecipato al corso di scultura, diretto da Piero Maccioni  .....